Displasia dell’anca nell'adulto: sintomi, conseguenze e le soluzioni terapeutiche

La displasia dell'anca nell'adulto è una patologia caratterizzata dalla tendenza della testa del femore a dislocarsi dalla sua sede naturale, all’interno del cotile.

Ha la sua origine durante la fase fetale, prima ancora della nascita, motivo per il quale viene anche chiamata displasia congenita dell'anca, e continua ad evolvere nel corso dei primi anni di vita.

In pratica, l’articolazione coxo-femorale si sviluppa in maniera anormale nel neonato, fin da prima della nascita.

Con il passare del tempo, la patologia evolve in modo graduale ed è per questo motivo che personalmente preferisco utilizzare il termine “displasia evolutiva”.

Specialmente se non è trattata correttamente nei primi anni di vita, in seguito questa patologia può portare a lussazione dell’anca e allo sviluppo precoce della coxartrosi

La displasia congenita dell’anca ha una incidenza molto superiore nelle donne, con un rapporto di cinque casi a uno.

La displasia dell'anca nell'adulto

displasia anca adulto

La displasia congenita dell’anca si sviluppa per via di:

  • una posizione intrauterina del feto durante la gestazione;
  • fattori genetici predisponenti;
  • una marcata lassità dei legamenti articolari.

È possibile diagnosticarla già durante la gravidanza attraverso un’ecografia, che si effettua appositamente a 10-12 settimane dalla nascita.

L’ecografia non comporta alcun rischio e fa parte degli esami di routine che vengono solitamente eseguiti sul neonato.

Il motivo per cui è molto importante effettuare una diagnosi così precoce è che, subito dopo la nascita, è quasi sempre possibile correggere il problema senza alcun trattamento invasivo, utilizzando un semplice strumento ortopedico, una cintura o un tutore, a seconda dell’opportunità.

Se la patologia viene invece diagnosticata quando il bambino ha già cominciato a camminare, è più probabile che sia necessario ricorrere alla chirurgia per risolvere il problema in modo definitivo.

I sintomi nell'adulto

lussazione dell'anca

Fino a quando il bambino non è in grado di camminare, la displasia dell’anca rimane ovviamente asintomatica.

Il principale segno clinico della patologia nel neonato è il tipico rumore di “scatto” che si può percepire quando si effettua la manovra di Ortolani, una semplice procedura che si effettua già in sala parto o che la maggior parte dei pediatri effettua durante la prima visita neonatale.

Verso il quarto o quinto mese di vita questo segno tende ad attenuarsi e scomparire, ma si potrebbero notare asimmetrie nei glutei e l’eccessiva mobilità dell’arto, sebbene essi siano elementi non sempre facili da valutare.

Più tardi, dopo l’anno di vita, ci potrebbe essere un ritardo nell’iniziare la deambulazione autonoma, dovuto alla debolezza dell’articolazione.

Nel corso dei primi anni di vita di solito è comunque possibile intervenire e risolvere il problema o, per lo meno, alleviarlo significativamente anche nei casi più seri.

Se invece la displasia non è diagnosticata durante l’infanzia o è trascurata, può portare nell’adulto ad una seria:

  • instabilità articolare;
  • lussazione cronica dell’articolazione interessata;
  • altre conseguenze importanti come il valgismo del ginocchio (la deviazione del ginocchio verso l’esterno);
  • alcune malformazioni dell’apparato muscolo-scheletrico.

La correlazione tra displasia dell’anca e coxartrosi

coxartrosi

La displasia dell’anca nell'adulto è una delle cause più importanti di coxartrosi precoce dell’anca e può determinare la comparsa di questa patologia anche in età molto giovane: in alcuni casi il dolore e l’instabilità articolare si possono manifestare fin dalla prima adolescenza.

Anche una lieve displasia congenita, se non è trattata correttamente, può avere conseguenze importanti nell’adulto.

Se non è corretta entro il decimo anno di età, il paziente può solamente cercare di prevenire gli altri fattori di rischio della coxartrosi e della lussazione dell’anca:

  • evitare il sovrappeso;
  • le attività fisiche che potrebbero incidere sull’usura dell’articolazione;
  • mantenere la muscolatura dei glutei e del bacino in un buon tono, per supplire alla probabile debolezza articolare.

La fisioterapia

fisioterapia anca

La fisioterapia può essere una soluzione adatta per alleviare i sintomi della displasia, e della conseguente coxartrosi, e allo scopo di ritardare il momento in cui sarà necessario programmare l’intervento chirurgico.

Come abbiamo visto, la displasia accelera significativamente la degenerazione cartilaginea che causa la coxartrosi.

Passata l’età infantile, l’unica soluzione definitiva a questo problema è quindi l’impianto di una protesi d’anca.

L'intervento chirurgico di protesi d'anca

protesi anca al titanio

Se nel bambino è ancora possibile adottare una strategia che permetta di utilizzare l’approccio chirurgico per influenzare positivamente l’evoluzione della patologia, nell’adulto che subisce le conseguenze della displasia questa modalità è ovviamente impossibile.

Talvolta capita anche che, nonostante il trattamento precoce, negli adulti che hanno sofferto della displasia la degenerazione avvenga comunque più rapidamente che nelle altre persone.

L’intervento di protesi d’anca è uno standard consolidato di trattamento per la coxartrosi e per correggere la displasia congenita dell'anca nell'adulto.

Le moderne protesi meccaniche, se utilizzate con i dovuti accorgimenti, hanno un ciclo di vita medio intorno ai 20 anni e sono comunque strutturate in modo da renderne più semplice la sostituzione futura.

Rivolgersi ad uno specialista qualificato, che abbia una significativa esperienza specifica, è molto importante: sulla base della sua esperienza potrà consigliare la protesi più adatta alle esigenze del singolo paziente.

Uno specialista esperto sarà anche in grado di individuare le alterazioni che possono nel frattempo essere sopravvenute nei tessuti molli, come i muscoli ed i tendini, a causa della lussazione e dell’instabilità cronica, e di scegliere la strategia più efficace per normalizzare la situazione.

La convalescenza

L’anca operata riprende di solito una parte della sua funzionalità in tempi molto rapidi, fin dal giorno successivo alla procedura chirurgica.

La fase di riabilitazione, che è importante quanto la buona riuscita dell’intervento stesso per conseguire il miglior risultato possibile, inizia da questo momento.

Dopo 4 o 5 giorni dall’intervento il paziente è di solito dimesso dall’ospedale ed è in grado di svolgere nuovamente la maggior parte delle attività in piena autonomia, pur camminando con l’aiuto delle stampelle.

Nei pazienti che hanno un problema derivante dalla displasia congenita dell'anca, la fase di riabilitazione ed in particolare l’impegno e la costanza nelle sedute di fisioterapia sono ancora più importanti del normale.

La loro condizione ha infatti conseguenze che possono avere un impatto maggiore della sola coxartrosi sulla meccanica dell’articolazione e sulla muscolatura che ne permette i movimenti.

dottor Federico Valli Chirurgo Ortopedico

dr. Federico Valli


Medico Chirurgo
Specializzato in Anca e Ginocchio

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