La protesi d’anca con accesso anteriore è un approccio chirurgico profondamente diverso rispetto a quelli tradizionali.
Non è infatti definito solo dalla zona di accesso all’articolazione, anteriore appunto, della protesi d’anca, ma da una filosofia meno invasiva:
L’impianto di protesi d’anca è ormai materia nota, ma come ogni intervento chirurgico, l’analisi delle procedure per il migliorare i trattamenti è costante.
Numerosi studi si sono focalizzati, e continuano a farlo, sulla possibilità di far mantenere un approccio più conservativo a questa chirurgia, considerando soprattutto l’aumento dell’aspettativa di vita media della popolazione e dei sempre più pazienti che necessitano di un impianto di protesi d’anca in giovane età.
Per questo si è posta una particolare attenzione:
Va sottolineato, infatti, che gli obiettivi principali di un impianto di protesi d’anca sono:
È, dunque, fondamentale studiare costantemente nuove tecniche che permettano di ottenere questi risultati nel miglior modo possibile, cercando di eliminare ogni aspetto potenzialmente dannoso per il paziente.
A questo proposito, ha visto un crescente interesse da parte di noi chirurghi la modalità di accesso anteriore nell’impianto di protesi d’anca, che permette di preservare maggiormente l’anatomia naturale dell’articolazione coxo-femorale: analizziamolo nello specifico.
La chirurgia per il trattamento delle coxartrosi avanzate, dunque, ha visto e continua a vedere un’evoluzione della tecnica non indifferente, verso una direzione sempre meno invasiva e più interessante, sia per i pazienti che per i chirurghi.
Se da un lato gli accessi:
possono comunque permettere un’incisione piccola, intorno ai 7/10 cm, il coinvolgimento dei tessuti muscolo tendinei, in questi casi, risulta necessario, con tutte le implicazioni che porta con sé.
Diversamente, l’accesso anteriore nella protesi d’anca permette manovre intermuscolari e internervose senza disinserimento, semplicemente spostando i tessuti muscolo tendinei: questo aspetto influisce in maniera positiva sui tempi di recupero e sulla stabilità articolare post-operatoria, con risultati particolarmente interessanti.
Con una protesi d’anca con accesso anteriore si predispone l’articolazione a un trattamento meno aggressivo nei confronti delle strutture adiacenti, con una conseguente stabilità maggiore e una fase post-operatoria più veloce e meno dolorosa.
Il risparmio osseo, infine, particolarmente indicato nei pazienti giovani, permette la revisione della protesi in futuro, considerando che la durata delle componenti protesiche in genere è di 15-20 anni.
Il concetto del risparmio osseo è indipendente dall’accesso chirurgico, ma dipende dalla morfologia dell’anca usurata e, pertanto, dalla tipologia di protesi inserita.
Per i motivi sopra elencati, dunque, la necessità di sviluppare una tecnica meno invasiva si è resa indispensabile.
A questo proposito, le nuove protesi d’anca possono essere impiantate con la tecnica AMIS, Anterior Mini-Invasive Surgery, chirurgia anteriore mini-invasiva, in cui l’accesso anteriore rende possibile manovre chirurgiche meno aggressive e più conservative dell’intero complesso coxo-femorale.
Rendendo l’articolazione più stabile rispetto alla chirurgia tradizionale, la tecnica AMIS rende il recupero post-operatorio più rapido e meno doloroso, abbassando notevolmente il rischio di lussazione dell’anca o dislocazione della protesi.
Anche l’incisione, ad ogni modo, è oggetto di studio, per cui le variazioni tecniche hanno portato allo sviluppo della “bikini incision” di Leunig, esteticamente gradevole e più nascosta.
Questa, infatti, viene effettuata nella piega inguinale, per cui non si incide direttamente dall’inguine alla coscia, rendendo la cicatrice meno visibile.
Da come si evince nei paragrafi precedenti, la protesi d’anca mini-invasiva con accesso anteriore (AMIS) permette una risoluzione della condizione con vantaggi importanti per il paziente, come:
Per quanto sia una tecnica all’avanguardia dai risultati notevoli, la protesi d'anca con accessi anteriore è una tecnica chirurgia molto complessa, non applicabile per ogni paziente.
Si sconsiglia, infatti, nei pazienti:
La tecnica, come già detto, è particolarmente complessa, per cui è molto importante affidarsi a centri altamente specializzati in chirurgia protesica come l’Istituto Ortopedico Galeazzi, con team dall’esperienza consolidata, in quanto la selezione del paziente ideale, nonché il trattamento, deve essere effettuata con cura.
Detto ciò, bisogna ricordare che un ottimo intervento è tale quando vede la totale collaborazione del paziente: pertanto, anche per questo tipo di intervento, la riabilitazione della protesi d’anca risulta essere fondamentale.
Reputo, a differenza di alcuni miei colleghi, la riabilitazione post-operatoria anche nei casi di chirurgia con accesso anteriore, fondamentale perché pur essendo un accesso che permette un recupero più veloce, il dolore e la limitazione funzionale sofferte dal paziente negli anni pre-intervento, hanno comportato una squilibrio posturale che deve essere gestito e controllato.
È infatti scorretto pensare all’articolazione dell’anca come a un’articolazione singola; è corretto invece pensarla come un’articolazione integrata con l’anca controlaterale e con il rachide lombo sacrale.