In questo approfondimento parleremo di un’alternativa alla protesi totale, applicabile in alcune circostanze: la protesi monocompartimentale al ginocchio.
Questa tipologia di protesi è differente da quella totale ed è caratterizzata da minor invasività nel momento dell’intervento e per i tempi di recupero ridotti.
Proseguiamo con questo articolo, quindi, spiegando brevemente cos’è la gonartrosi, illustrando poi in quali casi sia consigliabile la protesi monocompartimentale e in quali quella totale.
La gonartrosi è un tipo di artrosi che interessa il ginocchio, probabilmente tra le più comuni per quanto riguarda le patologie ossee.
È caratterizzata da un’usura progressiva della cartilagine articolare e colpisce principalmente le persone sopra i 50 anni.
Il ruolo della cartilagine nelle ossa è quello di permettere lo scorrimento delle superfici articolari in modo agevole, anche in condizioni di stress del ginocchio: non essendo in grado di rigenerarsi, la gonartrosi progredisce, portando a:
Nei primi stadi della malattia, la gonartrosi è generalmente asintomatica; i primi sintomi avvertiti sono:
Il dolore viene avvertito nei momenti di deambulazione e quando si salgono o scendono le scale: per non caricare l’arto colpito, il paziente tende a zoppicare, modificando il suo modo di camminare e riducendo i suoi movimenti al minimo indispensabile.
Non esiste una sola causa di gonartrosi, in genere è una combinazione di diversi fattori.
Queste sono le caratteristiche che possono influenzare lo sviluppo della gonartrosi:
Quando le terapie conservative non riescono a svolgere più la loro funzione, la soluzione finale si trova nelle protesi:
Considerando che la gonartrosi è una malattia degenerativa, l’intervento chirurgico si ritarda il più possibile con terapie conservative, ma molto spesso l’operazione viene fatta per riottenere una buona funzionalità dell’articolazione.
Non tutte le protesi sono uguali, infatti alcune sono totali e altre parziali, ovvero che interessano solo una parte dell’articolazione.
A seguito dell’esame fisico del paziente, le radiografie, integrate con la risonanza magnetica, permettono di valutare non solo le ossa e la cartilagine, bensì tutte le componenti del ginocchio costituite da tessuto molle.
È così possibile decidere quale tipo di protesi impiantare e fare delle ipotesi sui tempi di recupero per la guarigione completa.
Con le nuove scoperte degli ultimi anni, gli impianti protesici oggi hanno una durata molto lunga: dai 15 ai 20 anni.
Si ricorre alla protesi di ginocchio totale quando il trauma o la gonartrosi intacca tutta (o quasi) la superficie articolare.
In questo caso si parla di protesi bicompartimentali e tricompartimentali, note con il nome più semplice di protesi di ginocchio totale.
Queste agiscono, per l’appunto, in due o tre compartimenti del ginocchio:
Si utilizza questo tipo di protesi quando l’usura della cartilagine è già in una fase avanzata e quando i compartimenti danneggiati sono più di uno.
I tempi di guarigione sono leggermente più lunghi rispetto alla protesi monocompartimentale, ma entro 8/10 settimane sarà possibile riprendere le proprie attività quotidiane nella loro interezza.
Quando il danno della gonartrosi interessa una sola parte del ginocchio, si può evitare la sostituzione totale dell’articolazione, mantenendo intatte alcune strutture ed ottimizzando le percentuali di successo dell’intervento.
In questo caso si utilizzano le protesi monocompartimentali, che permettono un intervento meno invasivo e mirato alla cura esclusiva della parte danneggiata, salvaguardando i restanti spazi articolati, poco o non danneggiati.
La protesi monocompartimentale al ginocchio si può impiantare tramite un accesso meno invasivo rispetto alla protesi totale (in quanto di piccole dimensioni e che interessa solo una parte della zona da trattare).
Con questa procedura il paziente sarà in grado di camminare con le stampelle già dal giorno successivo al trattamento, riprendendo completamente le proprie abitudini quotidiane nel giro di 6/8 settimane.
Si può anche riprendere la pratica sportiva, in modo leggero e senza stressare troppo l’articolazione.
Questa tipologia di protesi viene consigliato anche ai giovani, in quanto meno invasiva e dal recupero più rapido.
I vantaggi della protesi monocompartimentale al ginocchio, rispetto a quella totale, quando è possibile farla, sono diversi.
Come abbiamo già accennato prima, i vantaggi più importanti sono:
In genere l’intervento di protesi monocompartimentale dura 30 minuti e si esegue quasi sempre in anestesia spinale con sedazione.
Verrà rimossa la cartilagine della parte danneggiata e verranno posizionati dei rivestimenti protesici in metallo sul femore e sulla tibia, fissandoli con un cemento speciale.
Tra le due parti metalliche verrà inserito uno spessore di plastica per agevolare la frizione.
È fondamentale per questo sottoporsi a una risonanza magnetica per studiare lo stato legamentoso e la degenerazione cartilaginea con eventuale coinvolgimento del tessuto osseo subcondrale.
Nel caso di impossibilità a sottoporsi ad una risonanza magnetica (per la presenza di un pace-maker) ci si può sottoporre alla tomografia computerizzata (TAC).
Vi sono delle controindicazioni per quanto riguarda l’impianto di protesi monocompartimentale:
Dopo essersi sottoposti alle procedure di prericovero, il paziente viene operato e viene dimesso nell’arco di 2-5 giorni, e può caricare sull’arto operato già dal giorno dopo.
La pianificazione della riabilitazione post-operatoria deve essere fatta con cura, ma il paziente deve impegnarsi profondamente per seguirla a dovere, per permettere una guarigione eccellente.
Di fondamentale importanza è la fisioterapia, che va seguita in modo minuzioso per poter riprendere un uso ottimale del movimento del ginocchio: senza questa, infatti, i tempi di recupero completo sono molto più lunghi e le probabilità di non riottenere un movimento ottimale del ginocchio sono molto più alte.