La displasia dell'anca, è uno sviluppo anomalo dell'articolazione dell'anca che porta gradualmente la testa del femore a dislocarsi dalla cavità acetabolare.
Il suo esordio avviene in epoca fetale e, se non trattata adeguatamente, evolve durante i primi anni di vita: ecco perché è definita anche displasia evolutiva dell'anca.
L’anca è la regione anatomica che collega il bacino e la coscia e la sua salute è ovviamente molto importante per la qualità della vita.
L’articolazione coxofemorale è composta da due superfici articolari, che sono tenute a contatto dai tendini e dai legamenti dei muscoli di coscia e gluteo: la testa del femore e il cotile dell’osso iliaco, una cavità che sporge dall’osso del bacino ed ha appunto lo scopo di accogliere la parte superiore del femore.
La stabilità di questa articolazione è indispensabile per mantenere la piena autonomia del paziente nella vita quotidiana, dato che è fondamentale per compiere molte azioni come alzarsi in piedi, camminare e guidare l’automobile.
Se viene compromessa a causa di traumi o di condizioni patologiche come l’artrosi (che quando colpisce l’anca prende il nome di coxartrosi) può dunque essere causa di difficoltà nel compiere azioni che normalmente diamo per scontate, come camminare, alzarsi in piedi e sedersi o chinarsi per allacciare le scarpe.
La displasia congenita dell’anca è una patologia che origina ancor prima della nascita e determina alterazioni nella crescita delle superfici articolari dell’anca (cotile e testa del femore), così come dei muscoli e delle altre parti molli coinvolte nella stabilizzazione e nel movimento dell’articolazione stessa.
La displasia dell’anca è una patologia piuttosto facile da diagnosticare e che spesso è possibile correggere, almeno nei neonati o comunque nei bambini fino a 12-18 mesi di età.
Anomalie nell’apprendimento della deambulazione sono per esempio un segno che potrebbe far pensare alla presenza della patologia, che si diagnostica attraverso test fisici come la manovra di Ortolani o la manovra di Barlow.
Una radiografia del bacino sarà utilizzata solo in seguito, per confermare la diagnosi e per effettuare una corretta stadiazione, molto importante per selezionare il trattamento più adatto al piccolo paziente.
Quando la displasia congenita si presenta in forma più moderata potrebbe tuttavia passare inosservata.
Se non viene trattata, non è raro che manifesti i suoi effetti in un’età successiva, quando la crescita delle ossa è già avvenuta e la correzione del problema è quindi più difficile.
In questi casi, la patologia può determinare problemi come:
La displasia congenita più avere cause:
I fattori ambientali che favoriscono la comparsa della malattia sono tutti meccanici, legati alla carenza di spazio o alla posizione forzata all’interno dell’utero, che possono causare una crescita deformata di scheletro e muscoli.
I più comuni sono:
Per quanto riguarda i fattori genetici, esiste una chiara correlazione statistica fra la probabilità di sviluppare la displasia congenita dei figli ed il fatto che sia stata diagnosticata ad uno dei genitori o ad un fratello maggiore.
Non sono del tutto noti, invece, i motivi per cui la malattia colpisce molto più frequentemente il sesso femminile, con un rapporto di circa sei casi ad uno.
Nell’adulto, la displasia dell’anca può avere effetti diversi a seconda dell’evoluzione della patologia originale.
Quando non viene trattata in modo adeguato, la testa del femore potrebbe essere sottoposta a un’azione troppo energica da parte dei muscoli a causa del peso del corpo.
In questo modo la testa del femore tenderà a spostarsi verso l’alto, con possibili conseguenze come:
La limitazione dei movimenti che è determinata dalla scorretta postura che si sviluppa a causa della displasia ha conseguenze importanti sul paziente, specialmente nel lungo periodo.
La displasia d’anca non diagnosticata per tempo o non curata in modo opportuno non permette un equilibrio posturale appropriato e causa il graduale ma inarrestabile squilibrio di tutti gli elementi anatomici collegati, come le ginocchia, le caviglie e la colonna vertebrale.
Secondo recenti studi, condotti negli USA, poco meno di un caso di coxartrosi su dieci è originato da una forma di displasia dell’anca, e questa percentuale si alza notevolmente se si prendono in considerazione le donne cui la malattia è stata diagnosticata precocemente (prima dei 50 anni).
Fra l’altro, non è raro purtroppo che la coxartrosi affligga precocemente anche i pazienti nei quali la displasia è stata diagnosticata e curata nei tempi corretti.
Chi soffre di displasia dell’anca, come avviene per qualsiasi patologia che comporti una problematica del sistema muscolo-scheletrico, può avvantaggiarsi delle tecniche e delle conoscenze sviluppate negli ultimi anni nell’ambito della fisioterapia.
Rinforzare muscoli, tendini e legamenti può infatti rallentare notevolmente la progressione della coxartrosi ed alleviarne i sintomi.
È ovvio che sia necessario richiedere una consulenza specialistica e seguire diligentemente le indicazioni che si ricevono nel corso della visita.
Nei casi più lievi, è possibile che la riabilitazione e la fisioterapia siano sufficienti a tenere la situazione sotto controllo per lunghi periodi.
La correzione chirurgica della malformazione resta comunque l’unico metodo per risolvere la situazione in modo definitivo.
Nell’adulto, l’unica strategia efficace è spesso costituita dall'impianto di una protesi d'anca, proprio come avviene nei casi di coxartrosi primaria (ovvero non generata da altre patologie).
È cruciale, nella fase successiva all’operazione, seguire in modo diligente le indicazioni del team in fatto di riabilitazione e fisioterapia.
Allo scopo di accelerare ed aumentare l’efficacia del recupero funzionale, l’impegno del paziente nella riabilitazione ha un peso notevole, ed influenza l’esito della procedura in modo paragonabile alle capacità del chirurgo ortopedico.