La riabilitazione del crociato anteriore: programma e tempi di recupero

Questo articolo approfondisce il programma di riabilitazione corretto per l'operazione di ricostruzione del legamento crociato anteriore.

Il legamento crociato anteriore è un’importante componente del complesso articolare del ginocchio.

Deputato al mantenimento della stabilità dell’articolazione, una sua lesione o rottura può compromettere seriamente la deambulazione, per cui deve essere trattata chirurgicamente.

Prima di proseguire, occorre spiegare brevemente che ruolo svolge nell’articolazione del ginocchio, per poi approfondire i trattamenti in caso di rottura.

Anatomia del ginocchio in breve

anatomia ginocchio

Il ginocchio è il complesso articolare che deve sostenere il peso del nostro corpo e delle attività legate alla deambulazione.

È formato da due articolazioni:

  • l’articolazione femoro-rotulea;
  • l’articolazione femoro-tibiale.

Femore e tibia vengono mantenute in posizione da due legamenti, ovvero:

  • il legamento crociato anteriore (LCA);
  • il legamento crociato posteriore (LCP).

Insieme formano il perno centrale dell’articolazione, garantendo, con il legamento collaterale mediale e il laterale, la stabilità completa del ginocchio.

Il legamento crociato anteriore

legamento crociato anteriore

Il legamento crociato anteriore (abbreviato in LCA) ha origine nella superficie posteriore dell’estremità distale del femore e termina nella superficie anteriore prossimale della tibia.

Svolge due importanti compiti, ovvero:

  • previene l’iperestensione del ginocchio;
  • limita la rotazione interna della tibia.

Essendo meno spesso e resistente della sua controparte, è statisticamente più soggetto a danni e rotture: è, inoltre, scarsamente vascolarizzato, per cui la guarigione autonoma in caso di infortunio non è possibile.

Le cause della rottura del legamento crociato anteriore

rottura legamento crociato anteriore

Il legamento crociato anteriore è, insieme al menisco, uno degli elementi più fragili dell’articolazione; le condizioni che possono portare a una sua lesione, dunque, sono diverse.

Si annoverano tra queste:

  • traumi, come un colpo, una caduta o una distorsione del ginocchio;
  • usura dovuta all’utilizzo eccessivo;
  • uso scorretto dell’articolazione;
  • iperestensione e iperflessione articolare eccessiva.

Particolarmente esposti agli infortuni traumatici sono gli sportivi che praticano discipline in cui il contatto fisico o l’estensione esplosiva delle ginocchia sono preponderanti, come:

  • calcio;
  • rugby;
  • sci;
  • salti.

Altri soggetti a rischio, inoltre, sono le persone che svolgono un lavoro fisicamente usurante.

I sintomi della rottura del legamento crociato anteriore

rottura legamento crociato anteriore sintomi

I sintomi più comuni che possono far sospettare una lesione del legamento crociato anteriore sono:

  • il dolore;
  • la difficoltà nella deambulazione;
  • l’instabilità del ginocchio.

Al momento della rottura, generalmente il paziente riferisce uno schiocco a livello articolare, che impedisce il prosieguo dell’attività.

Tuttavia, è bene precisare che non sempre l’intensità dei sintomi è indicativa della gravità dell’infortunio: per questo motivo, in caso di sospetta lesione, è bene fermarsi immediatamente e, non appena possibile, sottoporsi il prima possibile a valutazione medica, al fine di evitare un aggravamento ulteriore della condizione.

Le tre tecniche chirurgiche

L’unico modo per risolvere una lesione completa del legamento crociato anteriore è l’intervento chirurgico.

La rottura dell’LCA, infatti, espone il ginocchio ad altri infortuni e a degenerazione cartilaginea: quando non trattata, infatti, può favorire l’insorgenza precoce dell’artrosi di ginocchio, meglio conosciuta come gonartrosi.

Una volta identificata la tipologia di lesione, ovvero se si tratta di:

  • allungamento del legamento;
  • lesione parziale;
  • lesione totale,

il medico formula il piano terapeutico più idoneo, tenendo conto soprattutto delle esigenze e delle peculiarità del singolo paziente.

Per ripristinare la stabilità passiva, comunque, non è possibile la suturazione del tessuto lacerato, per cui deve essere sostituito completamente.

A questo proposito le tre tecniche chirurgiche attualmente più utilizzate sono:

  • il trapianto autologo del tendine rotuleo;
  • il trapianto autologo del semitendinoso e gracile;
  • l’impianto di un tendine prelevato da donatore.

A prescindere dal tessuto utilizzato, l’intervento viene eseguito in artroscopia, con una durata media dell’operazione è di circa 60-90 minuti.

Trapianto autologo del tendine rotuleo

trapianto autologo tendine rotuleo

Quando si utilizza questa tecnica si procede ad asportare il tendine della rotula nella prima fase dell’intervento, utilizzandolo in seguito per sostituire il legamento lesionato.

Questa procedura è utile in quanto, a differenza del trapianto autologo del semitendinoso e gracile, non intacca i muscoli della coscia; il difetto è però un indebolimento generale dell’intero complesso articolare.

I tempi della riabilitazione sono più rapidi, ma è necessario prestare particolare attenzione durante l’esecuzione degli esercizi per il recupero del tono muscolare.

Trapianto autologo del semitendinoso e gracile

trapianto autologo semitendinoso gracile

Si tratta della scelta più comune.

Si trapiantano i tendini di due muscoli flessori mediali della coscia, prelevandoli dal paziente stesso nel corso dell’intervento e facendoli poi passare attraverso un foro, che viene appositamente realizzato all’interno dell’articolazione.

L’unico lato negativo di questa procedura è la necessità di rispettare i tempi di recupero dei muscoli della coscia, fatto che rende più lenta la riabilitazione.

Impianto di un tendine prelevato da un donatore

Questa tecnica è detta allograft transplantation e prevede di prelevare da un donatore il materiale per il trapianto.

Si adotta allo scopo di non indebolire la muscolatura delle gambe ed è quindi molto utile nei pazienti più anziani o nelle revisioni chirurgiche di rotture di crociati ricostruiti.

La convalescenza

L’elemento più importante del percorso di riabilitazione è senza dubbio la terapia fisica, che deve essere approcciata con diligenza dal paziente, per massimizzare i benefici che derivano dall’intervento chirurgico.

Per questo, fin dal giorno successivo alla procedura il paziente viene messo nelle condizioni di iniziare il programma di ginnastica riabilitativa e fisioterapia, sebbene debba comunque continuare ad utilizzare le stampelle per le prime 3-4 settimane.

Il recupero completo della funzionalità articolare e di una corretta deambulazione avviene normalmente dopo 6 settimane, mentre la ripresa dell’attività sportiva necessita di almeno 6 mesi.

È anche per questo motivo che l’impegno del paziente è centrale nel determinare un recupero più rapido ed efficace di flessibilità e forza muscolare.

La riabilitazione del crociato anteriore

riabilitazione lca

L’intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore deve essere assolutamente seguito da un piano di riabilitazione post-operatorio.

La ripresa funzionale, infatti, è fortemente condizionata dai comportamenti del paziente nel periodo di recupero.

A questo proposito, riporto il programma ideale da seguire nel post-operatorio, concordato con l'Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, dove lavoro: bisogna comunque sottolineare che il piano deve essere sempre discusso precedentemente con il proprio chirurgo, che in base al caso specifico indica i movimenti e le azioni da eseguire e da evitare.

1-2 settimana

  • Arto libero
  • Per i primi 3-4 giorni, Kinetec fino a 60°, poi aumentato a 90°;
  • Esercizi di mobilizzazione attiva di piede e ginocchio, con applicazioni di ghiaccio dopo le sessioni di allenamento;
  • Senza ginocchiera: esercizi di estensione attiva del ginocchio.

3-4 settimana

  • Arto libero
  • Obiettivo: raggiungimento della completa estensione del ginocchio;
  • Esercizi: nuoto in piscina a stile libero (no stile rana), cyclette senza frizione, squat fino a 45-90° massimo, leg press 15-20 kg, ginnastica propriocettiva;
  • Alla quarta settimana, è possibile iniziare gli esercizi isotonici a catena cinetica chiusa.

5-6 settimana

  • Continuare con tutti gli esercizi come nel periodo precedente (3°-4° settimana).

7-12 settimana

  • Mobilità completa, proseguire con gli esercizi isotonici e la ginnastica propriocettiva;
  • Aumentare leggermente i carichi delle sessioni di potenziamento muscolare;
  • Introduzione degli esercizi di agilità sul campo: corda, corsa laterale, carioca.

13-16 settimana

  • Proseguire con esercizi di potenziamento muscolare e aumentare difficoltà ed intensità di quelli di agilità sul campo;
  • Al termine della 16° settimana, il recupero funzionale dovrebbe essere a buon punto.
dottor Federico Valli Chirurgo Ortopedico

dr. Federico Valli


Medico Chirurgo
Specializzato in Anca e Ginocchio

Scrivimi ora e risolviamo insieme il tuo problema.

Abbiamo parlato di  anche qui:

Copyright © 2017-2025 Dr. Federico Valli
PARTITA IVA 03433350133