Necrosi ossea della testa del femore: le 3 soluzioni terapeutiche

Il femore è l’osso più lungo del corpo e la sua notevole importanza è evidente.

Sostiene tutte le strutture che compongono la coscia e si articola con l’osso iliaco (, l’osso del bacino, comunemente chiamato osso dell’anca] andando ad incastrarsi perfettamente in quello che si chiama acetabolo del femore o cotile dell’osso ileo.

L'osso dell'anca sono ovviamente due: una per lato.

Quella dell’anca è un’articolazione estremamente robusta, soprattutto considerando la grande libertà di movimento che deve garantire e le quotidiane sollecitazioni cui è sottoposta. Infatti, la coxartrosi è piuttosto comune fra le persone che hanno superato i 60 anni e gli interventi chirurgici per la sostituzione di questa articolazione con una protesi totale o parziale sono fra i più comuni nell’ambito dell’ortopedia.

Anatomia dell’anca

Ciascun osso iliaco forma tre diverse articolazioni con l'osso sacro, con il femore e, ovviamente, con l'osso iliaco controlaterale.

Oltre alle strutture ossee, l’anca è ovviamente costituita dalle cartilagini che le ricoprono, che permettono l’ammortizzazione e lo scorrimento delle superfici ossee l’una contro l’altra.

Fra le cartilagini superiori ed inferiori sono poi inserite delle sacche di tessuto connettivo dette guaina sinoviale e borsa ileo-pettinea, che aumentano ulteriormente lubrificazione ed ammortizzazione.

Infine, vi sono cinque legamenti che hanno lo scopo di evitare che la testa del femore scivoli fuori dall’acetabolo, che quindi contribuiscono alla stabilità dell’articolazione.

Che cos’è la necrosi ossea della testa del femore

La coxartosi può avere varie cause, fra le quali la più comune è il normale deterioramento delle cartilagini che si trovano sulla superficie delle ossa che compongono l’articolazione (femore e cotile dell’osso iliaco), dovuto al naturale invecchiamento dei tessuti.

Le cartilagini possono però danneggiarsi anche in altri modi, per esempio per via di un trauma oppure per colpa dello scarso afflusso di sangue.

L'osteonecrosi o necrosi ossea della testa del femore è una patologia nella quale è proprio un afflusso limitato di sangue alla testa del femore a causare la morte delle cellule che compongono il tessuto osseo ed il conseguente, progressivo collasso della testa dell’osso.

In pratica, in assenza d’un adeguato nutrimento, l'osso della testa del femore crolla gradualmente sotto il peso del corpo; la cartilagine articolare che ricopre la superficie dell'anca si rovina irrimediabilmente, con conseguente sviluppo di una grave artrosi.

Osteonecrosi: le cause

L’osteonecrosi dell’anca è un fenomeno che colpisce più gli uomini che le donne. Lo scarso afflusso di sangue che causa la patologia può avere molte cause differenti.

Elenco, qui di seguito, le più comuni:

  • patologie del metabolismo (diabete, gotta, ipercolesterolemia, ecc.);
  • patologie cardiovascolari;
  • consumo eccessivo di alcool, stupefacenti o medicinali;
  • embolia gassosa;
  • osteoporosi;
  • alcune malattie infettive (fra cui l’HIV);
  • patologie ematologiche e reumatologiche;
  • traumi che abbiano interessato i vasi sanguinei che alimentano bacino e gambe;

Tutte queste cause costituiscono ovviamente altrettanti fattori di rischio per questa patologia.

Per quanto riguarda i farmaci, è per esempio noto che l’assunzione prolungata di corticosteroidi, farmaci importanti per la cura di moltissime malattie, possa essere un importante fattore di rischio per l’osteonecrosi.

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Necrosi ossea della testa del femore: la visita specialistica

La diagnosi dell’osteonecrosi della testa del femore non è semplice e si pone in genere dopo gli accertamenti che si effettuano quando il paziente lamenta importanti sintomi di coxartrosi.

I sintomi infatti sono piuttosto simili, anche perché sono patologie spesso associate.

La risonanza magnetica è lo strumento diagnostico più indicato per verificare la diagnosi quando ve ne sia il sospetto.

Con il tempo, l’iniziale dolore tipico dell’artrosi si può diffondere poi anche verso l’inguine ed i glutei e può aumentare d’intensità fino a rendere impossibile caricare il proprio peso sulla gamba interessata. Purtroppo, non è raro che l’osteonecrosi dell’anca sia bilaterale, ovvero interessi entrambe le teste dei femori.

È importante diagnosticare questa malattia in modo tempestivo, perché il trattamento precoce è associato a migliori risultati e in caso di necrosi l’artrosi tende a progredire più velocemente che in sua assenza.

Per ottenere risultati migliori è quindi indispensabile una pronta diagnosi ed una rapida programmazione della terapia.

Necrosi femore: le opzioni terapeutiche

Il trattamento non chirurgico di questa patologia può essere utile soprattutto per alleviare i sintomi nella fase iniziale, in attesa di un intervento chirurgico programmato.

Utilizzare le stampelle per camminare ed assumere farmaci antinfiammatori non ha alcun effetto sulla degenerazione delle ossa dovuta al mancato afflusso di sangue.

In realtà, la natura stessa della malattia non permette la sua risoluzione senza il ricorso alla chirurgia.

Camera Iperbarica

Una delle prime indicazioni terapeutiche, in casi selezionati, è la camera iperbarica.

Se le condizioni del paziente lo consentono è possibile programmare un percorso di ossigenoterapia iperbarica con il tentativo di conservare l'articolazione colpita.

Questa terapia può intervenire sulla riduzione della progressione della patologia e del dolore ad essa correlato.

Dopo il ciclo di sedute di camera iperbarica, una nuova risonanza valuterà la buona evoluzione della patologia, anche se - come detto poco sopra - la natura stessa della malattia non permette sempre la risoluzione completa senza passare dalla chirurgia.

La decompressione del nucleo

Quando l’osteonecrosi viene diagnosticata nella sua fase iniziale, è possibile tentare una procedura di decompressione.

In pratica, attraverso la creazione di nuovi canali all’interno del tessuto osseo, si cerca di favorire una nuova vascolarizzazione e di ripristinare l’afflusso di sangue nella zona, attenuando nel contempo l’accresciuta pressione ossea.

Si tratta di una procedura che ha una buona possibilità di riuscita nei pazienti più giovani, o in quelli nei quali la patologia è causata da fattori controllabili, e può essere utilizzata in combinazione con la tecnica d’innesto osseo, che prevede l’impianto di una porzione di tessuto osseo sano (di solito prelevato da un’altra parte anatomica dello stesso paziente) allo scopo di rigenerare ulteriormente la parte sana dell’osso e sostenere il tessuto cartilagineo che si vorrebbe ripristinare.

Protesi totale d’anca: la soluzione alla necrosi ossea dell'anca

Non è raro che la necrosi ossea sia diagnosticata in una fase già troppo avanzata perché vi siano reali possibilità che il femore si rigeneri completamente.

In questi casi, l’unica opzione disponibile è l’intervento per la sostituzione dell’articolazione con una protesi d'anca.

Questa procedura ha lo scopo di ripristinare la completa funzionalità dell’articolazione e risolvere il problema dell’artrosi e della necrosi ossea in maniera definitiva.

È un intervento che in assenza di complessità (per esempio dovute ad altere malattie) ha altissime percentuali di successo.

Il decorso post operatorio

I pazienti che sono sottoposti a procedure chirurgiche di trapianto, protesi o decompressione debbono affrontare un serio percorso di riabilitazione, prima di riacquistare pienamente la funzionalità articolare.

In genere il dolore si allevia lentamente fino a scomparire del tutto dopo circa 90 giorni dall’intervento.

dottor Federico Valli Chirurgo Ortopedico

dr. Federico Valli


Medico Chirurgo
Specializzato in Anca e Ginocchio

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