L’impianto di protesi di ginocchio è diventato un intervento sempre più comune, sia perché l’aspettativa di vita si è allungata sia perché le operazioni chirurgiche sono diventate sempre più sicure.
Frutto di numerosi studi e migliorie costanti, è la soluzione definitiva nei casi di grave gonartrosi o patologie a carico del ginocchio.
Nonostante la qualità di questo intervento sia molto elevata, va specificato che la protesi di ginocchio si può prendere in considerazione solo quando il paziente risulta essere estremamente motivato.
Perché questa affermazione?
Perché l’impianto di protesi di ginocchio non può essere visto esclusivamente come atto chirurgico, ma deve comprendere tutti gli aspetti, sia prima che dopo l’intervento.
I 3 punti fondamentali per comprendere la candidabilità di un paziente all’impianto di protesi di ginocchio sono:
1. un’accurata visita specialistica, con anamnesi approfondita del paziente;
2. la pianificazione pre-operatoria e l’intervento chirurgico in sé;
3. la riabilitazione post-operatoria.
Quest’ultimo aspetto, è di vitale importanza, ma proseguiamo con ordine.
Sicuramente a prescindere dalla causa, la storia del paziente e la valutazione clinica sono passi fondamentali per indirizzare il medico a scegliere quale esame strumentale eseguire per confermare o chiarire il dubbio diagnostico.
Normalmente gli esami di laboratorio sono dedicati per alcune patologie specifiche (come artrite reumatoide, gotta, artrite settica); mentre più comune è ricorrere a test di imaging, come:
● radiografie;
● risonanza magnetica;
● tomografia computerizzata (TAC),
nei casi di lesioni traumatiche o gonartrosi.
Detto ciò, la bravura del chirurgo nel comprendere con l’esame obiettivo la possibile patologia in corso, permette di evitare esami che possono anche risultare deleteri.
Per fare degli esempi pratici:
● un esame radiografico in carico del ginocchio è essenziale in alcune patologie (gonartrosi), poco utile in altre (ad esempio, lesioni meniscali);
● un esame ecografico è utile nel caso di disturbi dei tessuti molli superficiali (tendinopatia del rotuleo, stiramento collaterale);
● una RM è invece un esame completo che fornisce informazioni utili sia sulla componente ossea (edema osseo, algodistrofia) sia sui tessuti molli (grado e dimensione della lesione cartilaginea, lesioni meniscali, versamento, corpi liberi, tendinopatie).
Il capitolo “terapia” prevede sempre e comunque una stretta collaborazione tra medico e paziente, nessuna procedura deve essere vissuta “passivamente”.
Nelle prime fase della gonartrosi, la patologia che più di ogni altra porta all’impianto di protesi di ginocchio, le terapie conservative permettono di rallentare il decorso della malattia, controllando il dolore e permettendo una deambulazione corretta.
Considerando che non riescono comunque ad arrestarla completamente, possono essere molto utili soprattutto nei primi stadi e in degenerazioni di media entità: nelle fasi più avanzate, le terapie conservative non riusciranno ad apportare grandi benefici.
Similmente alla collaborazione che si deve instaurare tra le due parti quando si portano avanti le terapie conservative, quando queste non funzionano più, sia il medico che il chirurgo devono dare il massimo per ottenere il miglior recupero funzionale.
Mi spiego meglio: se l’intervento in sé è compito esclusivo e responsabilità del chirurgo, la riabilitazione post-operatoria non dipende dal suo elaborato.
Bisogna essere estremamente determinati nello svolgimento costante degli esercizi nella fase di recupero e rispettare i follow-up che vengono richiesti per monitorare lo stato della protesi e dell’articolazione in generale.
L’impianto della protesi di ginocchio, nei casi sintomatici che non rispondono alle terapie conservative, è l’unico tipo di trattamento in grado di ripristinare un livello soddisfacente di funzionalità dell’articolazione e si tratta di un intervento che, se eseguito da uno specialista qualificato, ha un’alta possibilità di successo.
La forte motivazione del paziente, permetterà, infine, di concludere perfettamente il suo percorso di guarigione.
Dopo aver affrontato tutte le valutazioni specialistiche ed essersi sottoposto al prericovero, il paziente viene ricoverato la sera precedente all’intervento.
L’impianto di una protesi totale di ginocchio ha una durata compresa tra i 50 minuti e i 90 minuti. Per permettere l’accesso degli strumenti operatori, si applica un’incisione di circa 15 centimetri, che si effettua nella parte anteriore del ginocchio.
A questo punto, in base alle decisioni prese in fase di pianificazione pre-operatoria, si può procedere con l’impianto di 2 diverse tipologie di protesi:
● protesi monocompartimentale, meno invasiva, in cui solo una componente dell’articolazione viene sostituita;
● protesi totale, in cui 2 (bicompartimentale) o 3 (tricompartimentale) componenti del ginocchio vengono sostituite.
La durata della degenza è mediamente compresa fra quattro e sette giorni, durante i quali si verifica che non vi siano complicanze post operatorie e si provvede a svolgere la prima fase della riabilitazione, la più delicata.
In alcuni casi, quando ve ne sia la necessità, il paziente può comunque essere trattenuto qualche giorno in più.
Come anticipato anche prima, il recupero completo è dato anche e soprattutto dall’impegno con il quale il paziente seguirà le indicazioni degli specialisti nell’effettuare gli esercizi per la riabilitazione.
Già durante il ricovero post-operatorio, il paziente viene fatto camminare e incentivato a muoversi in autonomia con le stampelle; dovrà comunque attendere tre o quattro settimane per ricominciare a guidare e camminare senza bastoni.
Un recupero efficace si inizia a vedere già da 6/8 settimane dall’operazione, permettendo al paziente di svolgere le sue attività quotidiane senza problemi, compresa la pratica sportiva, ovviamente in maniera leggera.
Il recupero completo, invece, può essere raggiunto in un tempo che può variare in base all’età e alle condizioni di salute, ma normalmente è compreso fra i 3 ed i 4 mesi dall’intervento.
Va sottolineato comunque che è molto difficile recuperare il 100% della funzionalità dell’articolazione e che la protesi non consente comunque di praticare in sicurezza sport ad elevato impatto sulle ginocchia come calcio, pallacanestro, rugby o arti marziali.
Detto ciò, praticare della semplice e leggera attività sportiva è altamente consigliato, dopo il via libera del chirurgo.
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