La scelta di iscrivermi a Medicina è sempre stata legata al desiderio di diventare “un chirurgo che ricostruisce”, di curare pazienti che, se operati bene, possono avere la possibilità di ritornare ad una vita quotidiana “normale”.
Questa mia convinzione mi ha portato prima, durante gli anni di studio, a frequentare il reparto di chirurgia plastica-ricostruttiva poi a scegliere, da studente più maturo e consapevole, di affidarmi al Prof. Cherubino, un luminare nel campo della chirurgia ricostruttiva ortopedica.
La scuola ortopedica di Varese rappresentava indubbiamente, in quegli anni, un punto di riferimento in Italia per gli ortopedici specialisti di anca e ginocchio; sono stati cinque anni duri, non facili, ma sono serviti per conoscere ed apprendere un lavoro che merita impegno, dedizione e sacrificio.
Le realtà lavorative seguenti si sono svolte in due importanti ospedali pubblici lombardi, di cui uno sotto la guida del dr. Prestamburgo, grazie al quale ho acquisito maggiore consapevolezza del gesto chirurgico. Sono stati anni importanti per iniziare ad essere in “prima linea”, per prendere autonomamente responsabilità nelle scelte terapeutiche e chirurgiche e per capire, gradualmente, che il futuro per me era la super-specializzazione, sentivo la necessità di dedicarmi ad una chirurgia di elezione e farla al massimo delle possibilità.
La chirurgia scelta fin da subito è stata la chirurgia protesica di anca e ginocchio; il desiderio di farla a massimi livelli mi è stata poi concessa incontrando anni fa il dr. Ursino, allievo del Prof. Spotorno (uno dei padri della chirurgia protesica italiana), responsabile dell’Unità C.A.S.C.O. (Chirurgia Articolare Sostitutiva e Chirurgia Ortopedica) all’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio di Milano, uno dei centri d’eccellenza in Italia della chirurgia ortopedica.
Da anni opero prettamente il distretto dell’anca e del ginocchio convinto che la scelta fatta sia stata quella giusta.
Operare in un ambiente altamente dedicato ad una chirurgia permette di collaborare con figure professionali complete in tutti gli ambiti, dai colleghi che assistono, agli strumentisti, agli anestesisti.
La chiave del successo per il paziente è affidarsi ad un ortopedico capace, ma che abbia attorno a sé un ambiente preparato, perché la chirurgia non è e non sarà mai un “one-man show”, ma sempre un concerto con un direttore d’orchestra ed ottimi musicisti.
Tutto questo insieme di alte professionalità serve a garantire un successo per il paziente, ci si deve concentrare sulla ripetizione delle gestualità, perché è solo con i grandi numeri e con la sistematicità di un’organizzazione che si riducono gli errori ed i problemi.
Altro punto chiave che cerco di trasmettere sempre ai miei pazienti è la consapevolezza che quando si affronta un intervento chirurgico di anca e ginocchio si tratta di compiere un percorso insieme al chirurgo, una sorta di patto.
È un’esperienza che non deve essere vissuta in modo passivo dal paziente, il concetto “mi addormentano, mi operano, mi sveglio e ho risolto tutto” è profondamente sbagliato.
Il paziente deve affidarsi al ortopedico specialista di fiducia solo durante la prima parte del processo terapeutico, quella chirurgica, dopodiché la parte che dà un senso al tutto, la parte riabilitativa, deve vedere il paziente come il vero protagonista attivo del suo processo di guarigione.
L’ortopedico ha l’obbligo di eseguire un gesto chirurgico preciso, razionale, rispettando tutti i campi di sicurezza ma, conclusa la sua opera, deve passare il testimone al suo paziente.
La chirurgia protesica di anca e ginocchio ha raggiunto ormai, dopo decenni di esperienze e migliorie, un alto livello di efficienza.
Sia l’aspetto dei materiali utilizzati sia l’aspetto delle tecniche chirurgiche garantiscono al paziente i massimi standard qualitativi, è però una mia profonda consapevolezza che il gesto chirurgico aiuta il paziente ma non è necessariamente l’unica scelta o la più appropriata, ed è per questo che mi sono e mi sto dedicando anche alla medicina rigenerativa, che reputo il nuovo orizzonte nel campo ortopedico per il trattamento delle patologie degenerative articolari.
Sono infatti il responsabile del gruppo C.A.S.C.O. dell'IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio di Milano per la medicina rigenerativa.
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